Secondo la tradizione, ogni corsa del Niballo è preceduta dalla sfilata di un corteo storico che costituisce una rievocazione figurata degli ordinamenti, dei costumi e della grandezza della Signoria faentina dei Manfredi, compresa tra il governo di Gian Galeazzo (1375–1417) e di Astorgio III (1485–1502), con particolare riguardo ai Rioni ai quali, con le loro comparse, ne formano la parte principale.
I Rioni hanno l’obbligo di comporre la propria comparsa rionale in base a studi e ricerche storiche tese a ricostruire rappresentazioni di momenti di vita e gesta rionali della Faenza del XV secolo, negli aspetti militari, civili e di organizzazione sociale. Il Pinturicchio, Piero della Francesca, il Perugino, Gentile da Fabriano, Andrea Mantegna, Il Ghirlandaio… i dipinti e gli affreschi dei più grandi artisti del Quattrocento sono stati utilizzati come fonte storica per la realizzazione dei costumi dei cinque Rioni.
Il Corteo ha luogo il pomeriggio della quarta domenica di giugno, con partenza dei Gruppi rionali dalla propria sede, percorrendo poi le vie e i corsi del proprio Rione per giungere in piazza del Popolo, dove l’araldo leggerà il proclama della giostra. Complessivamente la sfilata del Palio vede la presenza di sei gruppi (ai Rioni si unisce il Gruppo Municipale, che rappresenta le istituzioni del Comune e della Signoria), per un totale di circa 400 figuranti.
Faenza, la città manfreda. Nobile casata di origine germanica, i Manfredi esercitarono la propria signoria sulla città di Faenza dall’inizio del Trecento al 1501, anno della conquista pontificia da parte del potente Cesare Borgia, detto il Valentino. I Manfredi furono tra i protagonisti dello scenario politico della Romagna durante tutto il Basso Medioevo e il Rinascimento, tenendo generalmente la bandiera guelfa. Ciò li condusse allo scontro con Federico II (che assediò la città nel 1241, riuscendo a sottometterla solo dopo nove mesi d’assedio) e a un’eterna rivalità con gli Accarisi, la principale famiglia ghibellina. Nel momento di massima estensione del dominio dei Manfredi, fra il 1411 e il 1428, la Signoria dominava sulla Val di Lamone (da Faenza a Brisighella e Marradi), sull’alta valle del Senio e su Solarolo. Undici signori e otto generazioni di Manfredi si sono avvicendati al governo della città: dall’astuto Francesco, capostipite della dinastia, allo sfortunato Gian Galeazzo, morto di peste nel 1417, passando per l’odiato Carlo II e suo fratello Galeotto, tradito e assassinato dalla moglie Francesca Bentivoglio. Le eredità più rilevanti del rinascimento manfrediano sono rappresentate dalla Cattedrale, la cui costruzione iniziò nel 1474, e dalle mura cittadine, che per i secoli a venire delimitarono l’espansione del nucleo urbano.